Nel
Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Gesù sembra un missionario senza esito,
ma anche un profeta mal visto, quasi detestato, in mezzo al suo popolo,
specialmente agli occhi dei suoi compatrioti. Non siate sorpresi di questa
parola. Al termine della narrazione del Vangelo di oggi Gesù deve usare il suo
potere divino per sfuggire agli uomini che “si alzarono e lo cacciarono fuori
dalla città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita
la loro città, per gettarlo giù” (Lc 4,29). Anche in un’altra occasione,
l’evangelista Giovanni ci racconta che la gente raccolse delle “pietre per
gettarle contro di lui” dentro il tempio di Gerusalemme ma Gesù “si nascose e
uscì dal tempio” (Gv 8,59). E poi, alla fine della sua missione, è stato
condannato e crocifisso a causa del suo popolo. Il fatto che un profeta sia
rinnegato e ucciso dal suo stesso popolo sembra normale. Gesù stesso ha
confermato: “in verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua
patria” (Lc 4,24).